I ricchi sono stupidi. Cattivi e stupidi.

Per esempio alle scuole elementari c’è questo bambino, Niccolò, con i riccioli biondi come tutti i figli dei ricchi. Suo papà per lavoro possiede un’azienda, il che, nel mondo dei grandi, significa che ha tanto denaro.

Un’azienda è una specie di grosso palazzo senza i balconi, disteso su un fianco, e funziona più o meno come un carcere, solo che mentre in carcere tengono rinchiusi quelli che rubano, picchiano, sparano, ammazzano, nelle aziende tutte le persone ci entrano di mattina presto, poi alla sera ritornano a casa, cenano, guardano la tv, bestemmiano e vanno a letto. Allora vedo che ci sono tutti questi papà che passano ore ed ore nell’azienda di qualcuno e che questa persona, che per esempio ha un figlio biondo di nome Niccolò, diventa sempre più ricca.

Dicevo, questo Niccolò è un bambino antipatico. Mi ricordo ancora di una volta, che avevo bisogno del pennarello blu per completare il cielo nel disegno intitolato “Cosa vedi dal balcone di casa tua”. Il mio pennarello blu non funzionava, non colorava più, così chiesi a Niccolò di prestarmi il suo, ma lui rispose che no non me l’avrebbe prestato perché era solo suo, allora io gli dissi che sua madre era una puttana perché di solito così dicevano i grandi quando litigavano, e la maestra mi mise una nota sul registro.

Poi alla fine il pennarello blu me lo prestò Andrea, il bambino che tutti i giorni puzza di sudore e muffa e che tutti, per via di questa puzza fastidiosa, insultano sia a scuola che fuori.

Il papà di Andrea non possiede nessuna azienda. Ha solo una tomba tutta bianca, di marmo, nel cimitero del paese. Questo perché il papà di Andrea è già morto, a differenza di tutti gli altri papà. È successo un giorno che stava costruendo un palazzo assieme ad altri muratori, quando a un certo punto è scivolato ed è caduto giù e quel giorno tutti, in paese, dicevano che non potevano credere a una cosa tanto brutta e che erano così dispiaciuti.

Andrea ha solo sette pennarelli che funzionano. Niccolò, invece, porta a scuola confezioni di colori quasi sempre nuove, da ventiquattro o da trentasei pennarelli, e non vuole prestarli mai a nessuno. Altre volte porta a scuola il telefonino e mostra a tutti quante cose si possono fare, ascoltare la musica, giocare, fare le foto a un topo morto nel cortile.
Niccolò ha le scarpe come quelle che indossano i calciatori nelle pubblicità, la villa con il giardino e i cani, tutti i videogames più belli originali, lo accompagnano a scuola con una macchina grandissima e nera, che si ferma davanti al cancello per farlo scendere e tutte le altre macchine devono mettersi in coda ad aspettare, non potendo passare in uno spazio così stretto. Tutte queste cose le può fare Niccolò perché suo papà guadagna tanti soldi e i soldi sono molto importanti. Perciò al telegiornale ne parlano sempre.

Io, a dire il vero, non ho ancora capito bene come funziona questo mondo in cui ci sono delle persone ricche, che comprano un sacco di cose stupide, e poi delle persone che si rinchiudono per tutta la giornata nelle aziende delle persone ricche, ma che invece non hanno lo stesso denaro. E poi ci sono delle persone che puzzano di muffa e sudore ma ti prestano i pennarelli senza dire nulla e persone già morte per costruire i palazzi e le strade.

Queste cose dei grandi, gli oggetti, i soldi, il telegiornale, io non riesco a capirle. Io penso alle figurine dei calciatori, perché mi piace vedere le pagine con le squadre che si completano poco a poco, incollarle e poi scambiare quelle che ho a doppione con altre che a me mancano, ma che altri bambini hanno a doppione.

E poi penso alla bambina della sezione A, con i capelli neri e gli occhi azzurri, e immagino che lei profuma di buono e ci teniamo mano nella mano. E che io la tocco sotto lo slip rosa. Perché la amo e, anche se non so bene il motivo, quando nei film due si amano, si toccano sempre sotto gli slip.

Io penso solo a queste cose che mi fanno stare bene, allo scudetto del Cagliari, al profumo buono della bambina che amo, e, anche se lui è stato cattivo con me, se domani il pennarello blu di Niccolò sarà scarico, io gli presterò lo stesso quello della scatola da dieci che mi hanno appena comprato.